Lo spazio simbolico della spontaneità
di Ilaria Caielli
L’arte dei Patrì nasce dalla volontà di sperimentare la pittura come mezzo espressivo immediato, spontaneo, è un arte che non teme di far fronte alle contraddizioni, ai passi falsi, all’originalità e all’innovazione dei linguaggi artistici. Il registro espressivo nasce dal dialogo fra arte di strada e gestualità misurata, un incontro mai banale dove segni tipografici, forme iconografiche di iscrizione, immagini apparentemente arbitrarie e sfondi informali occupano lo spazio delle tele. Il riferimento alla street art porta con sé uno stile esuberante, colorato a volte ingenuo e l'ethos dell’arte urbana, frutto dell'interazione tra le nozioni di Visual Art e Performance Art i cui soggetti appartengono ed operano nel mondo della cultura metropolitana contemporanea. Un’arte quella dei Patrì che vive negli spazi culturali delle gallerie, nelle comunità virtuali e che si appropria di elementi della cultura popolare e di una simbologia, corrente principale della contemporaneità.
Così come la presenza dell’arte di strada in un contesto urbano è basata principalmente sulla nozione di ripetizione, nel lavoro dei Patrì la reiterazione di un medesimo soggetto in più opere ne rafforza la presenza aumentandone l’impatto emotivo. Su un secondo livello opera il dialogo con la pittura intesa come dripping - che acquista un nuovo significato di riferimento alla tradizione per i giovanissimi artisti - e le forme iconografiche svelte, in pieno stile murale, dove il realismo della figurazione come strategia estetica contemporanea appartiene alla forma culturale dell’arte urbana così fortemente dipendente da immagini dal grande impatto visivo.
La convivenza sulla tela di elementi tradizionali e non, siano essi tipografici o iconografici, concorre a delineare il valore estetico delle opere, spazi di attività densa lasciano il posto qua e là a sezioni più aperte, dove il flusso è spezzato solo in apparenza da una linea netta bianca continua, oltre la quale il senso del movimento è costante, orchestrato con bravura. I segni calligrafici e figurativi qui sono sparsi su ampi piani di pittura, vi si può guardare in profondità lasciandosi trasportare dal senso del tempo ad essi incorporato ma è la linea bianca, netta, pulita, inesorabile a riportare l’occhio e la mente alla realtà.
L'atto della pittura è, per i Patrì, un processo di scoperta, che contiene sia le basi per una narrazione pittorica così come i metodi per la sua decostruzione. Il loro lavoro rimane indeterminato, spontaneo, sospeso tra forme iconografiche definite dai colori accesi e una gestualità solo apparentemente arbitraria.
L’intento è quello di rivendicare uno spazio simbolico, quello dell’arte appunto, in una periferia alienante che sistematicamente emargina chi non si dimostra all’altezza della sfida manichea imposta per il solo fatto di risiedere in un mondo dove si domina o si viene dominati.
L’approccio è molto personale, elementi isolati e forme galleggianti dai colori saturi su sfondi apparentemente caotici consentono nuove modalità di comunicazione dove pittura, linee, figure, scarabocchi e fantasie evolvono insieme, diventando i moduli preliminari per un ulteriore impegno, suggerendo risposte emotive e soggettive nell’osservatore.
È un’arte giovane quella dei Patrì, in un contesto caratterizzato dai continui mutamenti e dalla necessità di doversi adeguare velocemente a nuovi assetti sociali, l’arte diventa palestra d’innovazione e mezzo di affermazione per le nuove generazioni a cui è affidato il compito di interpretare una realtà sempre più mutevole.
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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota
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