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L'ispirazione prima di tutto: la materia evanescente di Fiorella Thomas.
di Giacomo Belloni
Se si dovesse definire l'arte di Fiorella Thomas con un breve titolo, questo sarebbe la delicatezza della fiaba.
Un mondo parallelo il suo, fatto di una dolcezza tutta particolare, unica, lieve e leggiadra. Un mondo di confine che vive al limite tra l’onirico e la morbida fragilità di un sonno leggero, quello in cui ci si crogiola beati quando si rimane a letto la mattina di una fresca domenica primaverile, in cui tutto ciò che passa dentro la testa si colora di tranquillità e beatitudine. Un mondo in cui l'ispirazione arriva in un istante, e appare come un'immagine sfocata che vola via rapida come è arrivata, lasciando solamente una traccia fugace del suo magico passaggio.
Le figure di Fiorella Thomas sono questo: icone laiche, entità iperuraniche, donne e bambine prelevate dall'idea stessa della femminilità per essere plasmate nell'argilla come essenze impalpabili. Figure che emergono delicatamente dal magma caotico dell'indistinto e che si distinguono per essere le uniche nitide nella confusione di un sogno veloce, rivelatrici della purezza di chi le ha generate nell'istante stesso della liberazione inconscia della volontà creatrice.
Pulite e luminose, eteree e sfuggenti, fortemente presenti ma nello stesso tempo inafferrabili - proprio perché estranee dalla realtà dello spettatore -, le figure di Fiorella sembrano esistere dietro uno schermo di luce che le protegge, che funge da confine dimensionale, che le rende irraggiungibili e che separa la realtà di chi osserva dal sogno di chi le ha create. È questa stessa luce che, come un faro nella notte le fa emergere dall'oscurità, sorprendendole impreparate ed incredule nel loro silenzio e nella loro solitudine. È questa stessa luce che, l’istante immediatamente successivo consente loro di dissolversi, di volare via per reimmergersi nuovamente nella loro dimensione onirica, in quel sogno che le ha materializzate per un solo istante alla nostra sensibilità.
Quando ci troviamo davanti ad una scultura di Fiorella Thomas ci prendiamo una pausa per distrarci volutamente dalla realtà ed entrare in una sorta di piacevole stato confusionale, di smarrimento; uno stato nel quale viene stravolta qualsiasi certezza. Qui le figure hanno comportamenti inusuali, inconsueti per chi osserva, anche se assolutamente razionali e normali all'interno della dimensione artistica. Posture sempre gentili e delicate, visi impalpabili, come velati da una leggera cipria che ne ammorbidisce qualsiasi espressione grinzosa o forzata.
Non abituati a questo stato di beatitudine, confusi cerchiamo un punto fermo al quale ancorare la nostra capacità d'interpretazione. Cerchiamo un nucleo dal quale partire, un bandolo dal quale iniziare ad osservare, da dove riuscire mettere a fuoco l'intenzione creativa. Questo non è mai evidente in prima battuta; per trovarlo ė necessario lasciarsi andare con naturale serenità e abbandonare lo stato nevrotico a cui ci costringe il dinamismo quotidiano. Bisogna arrendersi completamente all'arte e lasciarsi trasportare dall'essenza solida dalla terracotta e dal desiderio istintivo di un possesso che non è solamente visivo; la materia infatti ci fa vibrare i polpastrelli inverando una volontà di appropriazione epidermica ancor prima che intellettiva.
La sua arte si comprende solamente nell'accettazione che qualcosa esiste ancora prima della forma, qualcosa che la materia esplicita nella sua essenza primordiale, in un sentimento che arriva al cuore ancora prima che all'occhio. Ecco perché quando si lavora con la terza dimensione spesso è sufficiente togliere, eliminare, cancellare. Se la sola intenzione è sufficiente a rivelare la forma epistemica non serve dire tutto, basta dare poche linee guida, quelle essenziali. Perché a volte basta suggerire attraverso un gioco di alternanze tra pieni e vuoti, di silenzi materici e di interruzioni eloquenti.
Così è l'arte di Fiorella Thomas, mai invadente, sempre gentile. Nessuna finzione, solo la delicatezza di chi è forte della verità, condizione rara che appartiene solamente a chi non ha bisogno di urlare ma che vuole sussurrare che l'arte è un dono che viene dall'alto, che riempie i nostri cuori e guida la sapienza delle nostre mani.
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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota
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