APPUNTI DI ESTETICA

ROSALIND KRAUSS

About “indicare il centro”. La critica degli anni 50 tentava di collegare l’arte all’etica attraverso “l’estetica dell’attribuzione di valore”. Vito Acconci con ll'opera Centers (1971) riprende se stesso che indica il centro di uno schermo televisivo per 20 minuti. E' una parodia dei punti critici dell’astrattismo; vuole rendere privo di senso l’impegno critico nei confronti delle proprietà formali di un’opera, o meglio, di un genere di opere come i “video”.
In questa immagine di
autoconfigurazione di sé, è configurato un narcisismo così connaturato alle opere video che rende vera l'equazione in cui il narcisismo è la condizione essenziale della video arte.
Siamo troppo abituati a pensare agli
stati psicologici come il soggetto possibile delle opere d’arte, non pensiamo alla psicologia come a un costituente del loro medium.
La
nozione di medium contiene il concetto di un oggetto-stato, separato dall’essere dell’artista, da cui devono passare le sue intenzioni.

IL
MEDIUM DEL VIDEO E’ IL NARCISISMO (come condizione psicologica del sé diviso e
raddoppiato dal riflesso….) + COMPRENDE IL MEDIUM TELEVISIVO (meccanismo fisico)

nozione comune oggetto stato =/= stato psicologico (essere dell’artista)
(pittura/pigmento;
scultura/materia spazio;
cinema/luce celluloide)

Parola “medium” usata in senso psicologico (ambito spiritistico) riceve comunicazioni by fonte invisibile
coincidenza temporale con il messaggio.

Medium about video
simultanea ricezione e proiezione di un’immagine, la psiche usata come medium…il video è in grado di registrare e trasmettere contemporaneamente…
Centralizzazione : corpo fra telecamera/ricezione e schermo/proiezione.

telecamera/ricezione corpo (centrato) schermo/proiezione

Richard Serra [1939] Boomerang (1974) con Nancy Holt (per 10 minuti parla del modo in cui il feedback - la sua voce in ritardo - interferisce con il suo normale processo mentale e della confusione causata dalla mancanza di sincronia fra il suo discorso e quello che di esso lei sente)
Siccome il ritardo audio ipostatizza (individua come realtà di per sé sussistente) continuamente le sue parole, lei ha grande
difficoltà a coincidere con se stessa come soggetto.
... situazione che è come il riflesso di uno specchio… così che io sono circondata da me stessa, come se la mia mente mi circondasse... senza scampo.
La prigione di un
presente che crolla, cioè un tempo presente che è completamente separato dal proprio passato.
Un’altra parola che definisce quella storia (la storia immediata della frase che ha appena detto) da cui Holt si sente scollegata è testo.
Indipendentemente dal gesto fatto nel presente, questa storia più grande è la fonte di significato di quel gesto.
….descrive la situazione in cui l’azione del riflesso dello specchio (che è uditiva in questo caso) le impedisce di dare un senso al testo….

L’auto-incapsulamento - cioè il corpo o l’anima come proprio contorno - si trova dovunque nel corpus della video arte.
V. Acconci Air time (1973)
Seduto tra telecamera e specchio di fronte, per 35 minuti si rivolge al proprio riflesso con un monologo in cui i termini
tu e io - anche se si suppone siano rivolti a se stesso e a un amante assente - sono segnali di un autonomo rapporto fra Acconci e la propria immagine.
Sia
Center che Air time creano una situazione di chiusura spaziale, promuovendo una condizione di autoriflesso. La risposta dell’artista è quella di offrire un’ immagine continuamente rinnovata di se stesso, che, soppiantando la coscienza di qualsiasi cosa che la preceda, diviene il testo immutato del performer. senso di un presente che crolla come in Boomerang.

L’ auto-incapsulamento - cioè il corpo o l’anima come proprio contorno - si trova dovunque nel corpus della video arte.
Come io/io e tu/immagine possono essere autonomi? dimenticando il passato. Vivendo solo nel presente, soppiantando la coscienza di ciò che precede
presente che crolla , p. completamente separato dal proprio passato

Bruce Nauman, Revolvng upside down (1968) cammina per 60 minuti riprendendo se stesso con una telecamera che è stata ruotata in modo che il pavimento appaia in alto sullo schermo.

Linda Benglys, Now (1973) lei di profilo che recita contro il fondale di un grande monitor su cui è mostrato un precedente video di lei che fa le stesse azioni, ma capovolta da destra a sinistra.
I due profili, uno dal vivo l’altro registrato si muovono sincronicamente e di riflesso uno con l’altro. Si sente la sua voce che da il comando “ora” o che chiede “è ora?”
livellamento degli effetti della temporalità, ambiguità del riferimento temporale
Proprio per l’attività di mettere in scena e di presentare le azioni passate, tutti gli strati dell’”ora” sono ugualmente presenti.
Ma quello che in
Now è infinitamente più interessante della banale domanda “quale “ora” si intende” è il modo in cui il video rappresenta un tempo presente che sta crollando. Sotto questo aspetto iterativo, esso si collega al video di Nauman e Acconci già descritti, e in ultima analisi a Boomerang (Serra).

In tutti questi esempi la natura della performance video è specificata come un’attività di
mettere il testo tra parentesi e di sostituirlo con il riflesso dello specchio. Il risultato di questa sostituzione è la presentazione di un sé chiaramente senza alcun passato e anche senza alcun collegamento con oggetti esterni a lui. Perché il doppio che compare sullo schermo non si può chiamare un vero oggetto esterno, è piuttosto uno spostamento del sé che ha l’effetto -voce della Holt- di trasformare la soggettività dell’attore in un altro oggetto riflesso.

FRANCESCO ANTINUCCI
Il corpo della mente

Dalle tecnologie del corpo a quelle della mente…..interpretate queste ultime secondo il radicato pregiudizio culturale mente > corpo.
Le tecnologie informatiche sono e, soprattutto, sono andate sempre più diventando, tecnologie della mente, tecnologie che interagiscono sempre più profondamente con i
processi cognitivi umani, a tutti i livelli.
Nell’affermare che queste tecnologie s’innestano sull’operare cognitivo umano, vale a dire sull’
acquisizione, l’elaborazione, la comunicazione delle conoscenze, si dà di quest’ultimo, implicitamente o esplicitamente, un’accezione critica univoca che è invece profondamente errata. Si tende cioè a identificare questi processi di conoscenza in un solo modo di funzionamento dell’apparato cognitivo umano: il modo simbolico-razionale per “mente” deve ovviamente (!) intendersi il pensiero logico razionale cosciente, il pensiero basato sui simboli e la loro composizione.
Ci si dimentica che nei suoi compiti di acquisizione, elaborazione, scambio di conoscenza, l’apparato cognitivo umano può funzionare in due modi, entrambi fondamentali ma molto diversi tra loro:

Modi dell’operare cognitivo (psicologia cognitiva di Piaget):
1) simbolico ricostruttivo
- l’unico considerato tradizionalmente, e in ogni caso superiore all’altro (es. lettura libro di testo, studio, imparo leggendo la descrizione, straordinaria diffusione attraverso la tecnologia del libro a stampa)
2) percettivo motorio, apprendimento di abilità (processo non familiarmente applicato ai processi di conoscenza - es. andare in bicicletta, accendere un fuoco)

Pregiudizio A: il primo modo è superiore al secondo in quanto:
- può applicarsi solo a ciò che cade sotto i sensi (percettivo) e su cui possiamo operare con la nostra attenzione corporea (quindi le cose non fisiche non si prestano a questo operare)
- affinché il modo percettivo motorio possa essere efficace si necessita della
compresenza fisica di soggetto oggetto e maestro.
Pregiudizio B: il secondo modo è superiore al primo in quanto:
-
imparo guardando e agendo
- primario (temporalmente: neonato) rispetto a
1
-
fulcro della generazione di conoscenza dell’operare percettivo-motorio: osservazione dei risultati in funzione della propria azione.

La necessità della compresenza fisica
soggetto/oggetto/maestro ha causato l’ipertrofia del modo simbolico ricostruttivo attraverso la riformulazione: ciò che imparo guardando e agendo posso anche apprenderlo leggendone una descrizione.
Non vi è continuità funzionale tra i due modi di operare, non sono né una variante, né un’estensione l’uno dell’altro, sono sostanzialmente diversi. Dunque la riformulazione non è mai un compito facile e i risultati che da essa si ottengono non sono gli stessi ottenuti dall’operare percettivo-motorio.
Oggi diviene enorme l’importanza delle nuove tecnologie: esse tendono e, in questo caso con piena forza e possibilità di mezzi, a spostare dall’operare simbolico-ricostruttivo verso quello percettivo motorio. I sistemi multimediali e ipermediali tendono a:

  1. 1. rendere l’immagine sempre più simile alla percezione reale

  2. 2. offrono una possibilità di agire interattivamente sugli oggetti presentati; permettono cioè proprio quell’osservazione dei risultati in funzione della propria azione, che è il fulcro della generazione di conoscenza dell’operare percettivo-motorio……..immagini percettive ed “immersive”…rendere realistica la risposta del mondo percepito all’azione del soggetto (movimento testa sguardo corpo genera immediatamente il giusto cambiamento di percezione)

Si sta operando per arrivare all’integrazione di tutte le componenti alla base dell’operare percettivo motorio (percezione acustica, azione motoria, sensibilità tattica e cinestetica della mano)
La realtà virtuale si avvia a chiudere la lunga deviazione della mente disincorporata recuperando finalmente il corpo della mente e rimuovendo le limitazioni di compresenza spazio-tempo che avevano originariamente portato al suo allontanamento: pratico prima, teorizzato dopo.
Possibili fantastiche conseguenze: rendere accessibili all’operare percettivo motorio dell’uomo oggetti che non esistono: si potrà così
estendere l’operare percettivo motorio dell’uomo a domini finora riservati soltanto all’operare simbolico ricostruttivo. Le conseguenze non sono prevedibili ma abbiamo due certezze:
  1. 1. essendo il simbolico ricostruttivo =/= dal percettivo motorio c’è da aspettarsi una discontinuità sostanziale negli effetti quando allo stesso “oggetto” vengono applicati l’uno o l’altro (es. molecola complessa)

  2. 2. l’operare percettivo motorio è l’operare primario della cognizione umana. I suoi effetti a fini conoscitivi possono essere molto potenti.

Prime applicazioni serie della realtà virtuale, al di là dell’ambito imitativo in cui è nata, si sono avute proprio nei nella comunità scientifica e tecnologica (chimica, biochimica…)
Se la previsione è esatta implicherà una vera e propria
nemesi storica del corpo sulla mente: proprio le tecnologie che quest’ultima ha generato rifiutando il corpo ne produrranno non solo la riappropiazione, ma una straordinaria estensione anche laddove era cieco, sordo e inerte.

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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota

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