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Il gruppo FORMA (1947 - 1950)
di Giacomo Belloni
Riconosciamo nel formalismo l'unico mezzo per sottrarci ad influenze decadenti, psicologiche, espressionistiche; il quadro, la scultura, presentano come mezzi di espressione: il colore il disegno, le masse plastiche, e come fine un'armonia di forme pure: La forma è mezzo e fine. il quadro deve poter servire anche come complemento decorativo di una parete nuda, la scultura anche come arredamento di una stanza; il fine dell'opera d'arte è l'utilità, la bellezza armoniosa.
Il 15 marzo 1946 a Roma, Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato gettano le basi, scrivono e firmano il manifesto che verrà pubblicato nell’aprile del 1947 sulla rivista Forma 1, Mensile di Arti figurative, sul primo ed unico numero pubblicato. Questa pubblicazione prende le distanze dagli astrattisti concretisti per i quali la forma ha valore in sé, senza porre un'ambientazione di questa, estraendola quindi da ogni problema spaziale e luministico. (Perilli, 1947)
Gli artisti di Forma proclamano il valore estetico della forma pura quale fine dell'opera d'arte.
Le opere degli artisti di Forma sono ancora memori di un soggetto di partenza da cui si procede per progressive semplificazioni astratteggianti (Caramel).
La pubblicazione del manifesto avviene in un momento in cui forti sono le divergenze sulle scelte estetiche tra i sostenitori dell'arte astratta e i fautori di un'arte figurativa d'impegno civile. Guttuso, che durante il periodo del fascismo ha rappresentato un punto di riferimento per i giovani artisti, si schiera a favore di una pittura realista, aderendo alle posizioni del Partito Comunista. Il segretario generale del P.C.I., Palmiro Togliatti entra personalmente nella controversia: condanna senza mezzi termini l'astrattismo e si schiera a favore del realismo sociale.
Guttuso, accusava i suoi ex compagni del Fronte Nuovo delle arti di opportunismo ideologico. Al contrario, il gruppo, come scrisse Consagra, era invece costretto a “dipingere muri nelle trattorie per mangiare tranquilli quindici giorni di seguito”.
"La necessità di portare l'arte italiana sul piano dell'attuale linguaggio europeo ci costringe ad una chiara presa di posizione contro ogni sciocca e prevenuta ambizione nazionalistica e contro la provincia pettegola inutile qual'é la cultura italiana odierna".
La prima frase del manifesto, "Ci proclamiamo formalisti e marxisti, convinti che i termini marxismo e formalismo non siano inconciliabili", sta a significare il tentativo di conciliare le opinioni politiche del gruppo con la scelta dell'astrattismo.
Nel manifesto, il gruppo Forma 1 afferma un'armonia di forme pure e rifiuta ogni nesso di continuità con la pittura italiana degli ultimi venti anni, sorpassandola e tornando al filone dell'astrattismo: “La forma è mezzo e fine, il quadro deve poter servire anche come complemento decorativo di una parete nuda, la scultura anche come arredamento di una stanza; il fine dell'opera d'arte è l'utilità, la bellezza armoniosa […] Ci interessa la forma del limone non il limone”.
Il gruppo si costituiva su una poetica comune che accompagnò i propri componenti fino al 1950.
L'adesione al linguaggio astratto permarrà nel lavoro di Carla Accardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo, e Giulio Turcato.
Inizialmente le influenze comuni dettero ai singoli membri del gruppo Forma un analogo influsso francese, successivamente però le varie personalità ebbero uno sviluppo assai diversificato, prendendo ognuna strade differenti che rimasero però sempre artisticamente grate a quest’esperienza.
I giovani di Forma rimasero colpiti da alcune mostre di pittura francese viste a Roma nel 1946. Essi apprezzavano in modo particolare quello che aveva creato la Bauhaus e condividevano i suoi principi di divulgazione dell'oggetto d'arte. Erano appassionati anche del Futurismo italiano di Severini, Prampolini e Balla, delle avanguardie russe, della scuola di Parigi, di Mondrian, di Kandinsky e tutto l'astrattismo in generale.
Le loro posizioni si distinguevano da quelle dei concretisti svizzeri di Max Bill.
Oltre agli attriti con il figurativismo Guttusiano, Forma si distacca dai colleghi milanesi: noi vogliamo parlare un linguaggio europeo.
Qualcuno come de Marchis li taccia (superficialmente) per stilisticamente immaturi in quanto secondo lui ricalcano posizioni tardo neocubiste.
Nell'ottobre 1947 espongono nella prima esposizione collettiva all'Art Club, presentata da Emilio Villa e definita da Prampolini il maggior evento artistico della stagione.
Una seconda presenza all'Art Club avviene nel dicembre dello stesso anno; questa è l'occasione per avere rapporti con gli altri astrattisti italiani. Prende forma quindi, anche per la mediazione di Ettore Sottsass, la mostra di Arte astratta in Italia alla Galleria di Roma.
Purtroppo la pressante e continua presenza del PCI nell'arte fraziona il gruppo, per cui Dorazio, Perilli e Guerrini si staccano da Turcato e Consagra che, invece, preferiscono seguire le linee del partito. I primi tre invece, grazie anche alle possibilità offerte dal clima fervido che vede il proliferarsi delle posizioni astrattiste, grazie anche al MAC e all'astrattismo fiorentino, preferiscono mantenere posizioni autonome. Proprio loro tre aprono nel 1950 la galleria l'Age d'Or come punto di incontro per la cultura e per proporre nuove mostre. Viene quindi edito il quaderno tecnico informativo dell'arte contemporanea, Forma 2, dedicato a Kandinskij e a mettere in costruzione la mostra Arte astratta e concreta in Italia che aprirà i battenti nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma nel febbraio 1951.
Ugo Attardi già nel '51 torna al figurativo mentre Mino Guerrini lascia la pittura per dedicarsi al giornalismo e al cinema.
Gli artisti firmatari del manifesto sono identificati come gruppo dal titolo del primo numero della testata, anche se non si costituiscono mai in un vero e proprio gruppo: non utilizzano questa sigla né per presentare i loro lavori, né per firmare testi (lo stesso manifesto è firmato con i nomi dei singoli artisti).
Forma 1 anticipò, seppur di poco, l'analogo fenomeno milanese del MAC (Movimento Arte Concreta) promosso da critici e pittori già maturi e attivi già nell'anteguerra.
io@giacomobelloni.com
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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota
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