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LO SPAZIALISMO e LUCIO FONTANA
di Giacomo Belloni
“Io buco… passa l’infinito di lì, passa la luce, non c’è bisogno di dipingere”. (Lucio Fontana)
CRONOLOGIA
1946 Manifiesto Blanco
1947 (maggio) Nascita spazialismo - primo manifesto
1948 (18 marzo) Secondo manifesto dello Spazialismo
1949 Ambiente spaziale Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo
1949 - 1954 seconda fase dello spazialismo
1950 (2 aprile) Terzo manifesto dello Spazialismo
1951 Triennale di Milano, arabesco fluorescente
1951 (6 novembre) Galleria del Naviglio, Manifesto dell'arte Spaziale
1952 (17 maggio) Manifesto spaziale per la televisione
1958 (5 giugno) 8° Manifesto Spazialista - conclusione dello Spazialismo
1958 primi tagli
Lo spazialismo si pone, precocemente, come una delle aree storiche della ricerca informale.
Spazio, gesto, segno sono gli elementi che sono alla base di questo movimento che intende rinnovare l’arte per aggiornarla alle conquiste dell’era scientifica.
Qualsiasi gesto può definire e costruire lo spazio.
Il movimento spaziale nasce per iniziativa dello scultore Lucio Fontana a Buenos Aires, nel 1946.
Nel 1947, Fontana torna in Italia ed il movimento si arricchisce di adesioni e dei concetti espressi in tanti manifesti. Un ambiente spaziale è stato presentato da Fontana nel 1949 alla Galleria del Naviglio di Milano.
Sul Manifiesto Blanco, manifesto per l’arte integrale, si iniziano a delineare le urgenze di un superamento dell'arte come sino ad allora concepita e stagnante, inserendo le dimensioni del tempo e dello spazio. Mentre la tecnologia apre i suoi orizzonti, Einstein e Freud sono le figure che segnano lo stravolgimento psichico del primo cinquantennio del secolo. Lo spazialismo si ricollega all’Informale ma senza l’esistenzialismo negativo che aveva distinto le opere di Dubuffet, di Wols o di Fautrier.
Fontana - Scultura spaziale - 1947
I pittori spazialisti non hanno come priorità il colorare o dipingere la tela, ma creano su di essa delle costruzioni che mostrano agli occhi del passante come, anche in campo puramente pittorico, esista la tridimensionalità. Il loro intento è dar forma alle energie nuove che vibravano nel mondo del dopoguerra, dove la presa di coscienza dell'esistenza di forze naturali nascoste come particelle, raggi, elettroni premeva con forza incontrollabile sulla "vecchia" superficie della tela. Tali forze troveranno lo sfogo definitivo nel rivoluzionario gesto di Fontana, che bucando e tagliando la superficie del quadro, fece il passo finale di distacco dalla vecchia arte verso la nuova arte spaziale.
Il secondo manifesto dello Spazialismo è redatto il 18 marzo del 1948 ed è firmato da Lucio Fontana, Gianni Dova, Beniamino Joppolo, Giorgio Kaisserlian, Antonio Tullier. Caratteristica di questo manifesto è di cercare di visualizzare ciò che può produrre plasticamente l'arte spaziale. Nel movimento è basilare la componente architettonica.
Nel 1949, alla Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo, Fontana crea l'Ambiente spaziale (Ambiente nero): è il primo tentativo di liberarsi da una forma plastica statica; l’ambiente era completamente nero, con luce nera di Wood, entravi trovandoti completamente isolato con te stesso, ogni spettatore reagiva con il suo stato d’animo del momento, precisamente, non influenzavi l’uomo con oggetti, o forme impostegli come merce in vendita, l’uomo era con se stesso,colla sua coscienza, colla sua ignoranza, colla sua materia. (Lucio Fontana)
Con l'ambiente nero, Fontana intende andare oltre la bidimensionalità della tela o la tridimensionalità della scultura creando un opera dove è possibile entrare: l'arte entra in una dimensione sociale.
Fontana - Arabesco fluorescente - 1951
Tale installazione dura solamente tre giorni e prelude ad una serie di disegni, Concetti spaziali, presentati a Milano alla Libreria Salto. Da allora tutta la sua produzione avrà il titolo di Concetti spaziali.
A questo punto del 1949 si conclude la prima fase dello Spazialismo per lasciare spazio ad un secondo periodo che durerà fino al 1954, in cui si afferma il vero e proprio movimento sia a Milano che a Venezia.
Il terzo manifesto dello Spazialismo del 2 aprile 1950 è il tentativo di una prima autostoricizzazione.
Nel 1951, alla Triennale di Milano, Fontana crea un neon lungo 100 metri, l'arabesco fluorescente che farà scuola nei successivi anni settanta a Flavin e Bruce Nauman. A fianco di Fontana, alla Triennale di Milano, collaborano Gianni Dova e Roberto Crippa.
Sempre in quest'occasione viene redatto, da lui solo, il Manifesto tecnico dello Spazialismo: i mezzi sono la luce di Wood, la televisione... un'arte basata su unità di tempo e di spazio; è avversato il figurativismo.
Il 6 novembre 1951, alla Galleria del Naviglio, viene redatto il Manifesto dell'arte Spaziale da: Anton Giulio AMbrosini, Giancarlo Carozzi, Roberto Crippa, Mario Deluigi, Gianni Dova, Lucio Fontana, Virgilio Giudo, Beniamino Joppolo, Milena MIlani, Berto Morucchio, Cesare Peverelli, Vinicio Vianello.
Fontana ritorna quindi alla tela riportando tutta l'esperienza dell'ambiente spaziale e dell'arabesco, perforandola: più in là della prospettiva ... la scoperta del cosmo è una dimensione nuova, è l'infinito, allora buco questa tela, che era alla base di tutte le arti e ho creato una dimensione infinita. Il buco in senso costruttivo.
17 maggio 1952: Manifesto spaziale per la televisione.
La prima mostra collettiva avviene alla Galleria del Naviglio dal 23 al 29 febbraio 1952. La rapida diffusione dello Spazialismo avviene grazie al lavoro di Carlo Cardazzo, sia a Milano che a Venezia dove è proprietario della Galleria del Cavallino.
Il 1958 vede riunito il gruppo per un'ultima mostra d'arte Spaziale al Centro Artistico Livornese, mostra che vede l'adesione di Emilio Scanavino. L'adesione di quest'ultimo è la più tarda, ma significativa adesione al gruppo milanese, anche se presto gli esiti della sua ricerca, pur tangenziali al movimento, poco avranno a che fare con la poetica spaziale.
Con l'ottavo Manifesto Spazialista, il 5 giugno 1958, si identifica la conclusione dello Spazialismo.
E' proprio nel 1958 che Fontana interverrà con i primi tagli.
io@giacomobelloni.com
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"È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?" Dostoevski, L'Idiota
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